Giovedi, 16 Aprile 2020 Da Fabio Nestola.
Nelle famiglie italiane ci sono anche disabili, anziani e malati cronici che in questo periodo non possono frequentare i centri di riabilitazione.
Sono 7 milioni di persone, dice l’articolo, quindi 7 milioni di famiglie non possono garantire ai propri cari più fragili le cure di cui avrebbero bisogno.
Mezzo milione di euro donato dal Club Alpino Italiano, per rendere possibile l’assistenza a domicilio.
Gli aiuti quindi arrivano dal privato sociale, non dal Ministero della Famiglia che è concentrato esclusivamente su altre emergenze o presunte tali.
Quando leggo queste notizie la prima cosa che mi viene in mente è: “qui ci vogliono 30 milioni di euro per i CAV”
“Ci sono 7 milioni di persone con disabilità che non possono frequentare centri di riabilitazione e per cui è difficile ricevere assistenza domestica per paura del contagio. E poi ci sono anziani e malati, cronici e non. Una questione affrontata anche dal capo del Dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, e da Massimo Antonelli, direttore del Dipartimento di emergenza e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma”
COVID_19, MEZZO MILIONE DI EURO PER L’ASSISTENZA DOMICILIARE NELLE AREE MONTANE

L’assistenza domiciliare sarà un tema centrale nella gestione della fase 2 dell’emergenza coronavirus, e il Club alpino italiano anticipa le risposte ai bisogni diffusi con un atto concreto di solidarietà. Il Cai ha infatti stanziato mezzo milione di euro per l’acquisto di 51 autovetture da donare ad Anpas per rafforzare l’assistenza alla popolazione più fragile delle aree montane.
Ci sono 7 milioni di persone con disabilità che non possono frequentare centri di riabilitazione e per cui è difficile ricevere assistenza domestica per paura del contagio. E poi ci sono anziani e malati, cronici e non. Una questione affrontata anche dal capo del Dipartimento della protezione civile, Angelo Borrelli, e da Massimo Antonelli, direttore del Dipartimento di emergenza e rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, durante l’ultima delle conferenze stampa organizzate con cadenza quotidiana. «La sinergia tra gli ospedali e il territorio è la chiave di volta per la tutela della popolazione», ha detto Antonelli. «Noi ci saremo sempre, sia per i disabili sia per tutti quelli che hanno bisogno di assistenza», ha aggiunto Borrelli.
Le 51 auto donate da Cai ad Anpas per l’assistenza domiciliare – tutte Fiat Panda – saranno così distribuite su tutto il territorio nazionale: 6 in Toscana; 5 in Lombardia e in Emilia-Romagna; 4 in Liguria e Piemonte; 3 in Campania; 2 in Abruzzo, Calabria, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Sicilia, Valle D’Aosta e Veneto; 1 in Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Molise, Trentino Alto Adige e Umbria. La cinquantunesima Panda sarà utilizzata da Anpas nazionale.
«Saper guardare oltre è tipico dell’alpinista e degli amanti della montagna. Ecco perché il Club alpino italiano, pensando all’auspicata prossima fase due, quella in cui l’attenzione terapeutica contro il Covid-19 si baserà prioritariamente sull’assistenza domiciliare, ha fatto la scelta di supportare il volontariato di Anpas, che tale servizio presta su tutto il territorio nazionale a favore di malati, anziani e disabili». Con queste parole il Presidente generale del Cai, Vincenzo Torti, spiega lo stanziamento di 500mila euro deliberato dal Comitato centrale dell’associazione a favore delle Pubbliche assistenze.
Lo stanziamento solidale del Cai deriva dalla consapevolezza delle criticità che potrebbero sorgere per garantire tale servizio alle popolazioni delle aree interne, sia montane sia collinari. «Una concreta tutela della montanità intesa, tra l’altro, come azione per favorire la permanenza in montagna di chi vi abita, può indubbiamente derivare dal dotare Anpas degli automezzi per raggiungere anche le più remote località», prosegue Torti. «La decisione, che abbiamo preso in un momento in cui non è possibile percorrere i sentieri a piedi, vuole dare vita a un Sentiero Italia Cai della solidarietà, mediante una distribuzione territoriale in tutti gli ambiti regionali. Perché il nostro Paese è interamente percorso da montagne e nessuna dovesse restarne esclusa».
Il Presidente Cai conclude poi sottolineando come la precedente esperienza condivisa con Anpas nella realizzazione della Casa della montagna di Amatrice sia «la miglior garanzia della comune attenzione alle popolazioni montane, spesso dimenticate, con la volontà di assicurare loro uniforme qualità di assistenza».