19 Marzo 2020 – di Fabio Nestola
Le frequentazioni tra i figli e i genitori separati costituiscono un annoso terreno di scontro. Non solo scontro fra ruoli genitoriali ma anche – o soprattutto – scontro col sistema giudiziario e con generici pregiudizi antimaschili in generale ed antipaterni in particolare. Da 40 anni sovrastrutture culturali gender oriented, dentro e fuori dai tribunali, privilegiano la figura materna relegando il ruolo paterno in spazi marginali nel processo di crescita della prole.
Ne sono prova le immancabili barricate che vengono alzate in occasione di ogni riforma o tentativo di riforma del Diritto di Famiglia: accadde a monte della 54/06, continua ad accadere ogni volta che qualche Parlamentare (Gallone nel 2010-2011, Pillon nel 2018-2019) tenta di correggere le storture applicative concretizzando il principio di bigenitorialità riconosciuto come un diritto dei minori nel 2006, ma rimasto sostanzialmente inapplicato. Il diritto dei figli ad avere frequentazioni equilibrate e continuative con entrambi i genitori è rimasto sulla carta, svilito, spogliato di contenuti, applicato solo sporadicamente.
Stratagemmi per non aprire la porta al padre.

Ci si scambiano più o meno clandestinamente consigli su come negare i figli al padre; un’insegnante nel salernitano si è persino vantata sui social di suggerire alle madri, da parecchi giorni, di mentire ed inventare stratagemmi per non aprire la porta a nessuno, anche se il padre che vorrebbe incontrare i figli dovesse presentarsi con assistenti sociali o carabinieri. Per una persona che si dimostra tanto sprovveduta da pubblicizzare menzogne online, è impossibile sapere quante ce ne siano che consigliano le stesse scorrettezze mantenendo un profilo più basso.
Ipocrisia alle stelle.

Quindi? I figli non devono andare dal padre per placare le ansie materne? Mamma si preoccupa, quindi è meglio tenere i bimbi casa, soddisfare il suo istinto da chioccia e negare un diritto dei figli. E solo in subordine, anche dei padri. Infine “riteniamo che qualche volta fare un passo indietro (ancora!) da parte dei padri sarebbe un gesto di grande coraggio … la decisione di fermarsi qualche giorno e sospendere il diritto/dovere di visita può rappresentare un autentico atto di umanità e di amore verso i figli”. Qualche giorno … ipocrisia alle stelle.
La madre è protezione, il padre è rischio.

La motivazione del confinamento antipaterno è sanitaria, o perlomeno vorrebbe esserlo. Devo esprimere un parere contrario, come mi capita spesso. Questi accorati appelli alla responsabilità sono inquinati da un non-detto di fondo: la convinzione dell’ambiente materno, e solo materno, concepito come un bozzolo salvifico, blindatura contro qualsiasi pericolo. Ecco il pregiudizio ideologico. La madre è protezione, il padre è rischio. Siccome la madre non ha il controllo dell’ex da cui è separata, lui deve essere a rischio per forza. Per quale motivo concreto, non virato da pregiudizi ideologici, solo le frequentazioni padre-figli esporrebbero questi ultimi al rischio di contaminazione?
Il figlio può stare con chiunque, basta che non stia col padre.

Gli appelli al “passo indietro” hanno poca oggettività come tutti i qualunquismi, non tengono conto della realtà delle cose. Madre casalinga e padre impiegato, questo lo stereotipo. E se invece la madre fa l’infermiera, la vigilessa, la giornalista, la farmacista, se lavora in una tabaccheria, una lavanderia o un’edicola, se è arruolata nell’Arma o in Polizia, se è medico di base, ginecologa, anestesista, pediatra, operatrice del 118, giudice minorile, assistente sociale, cassiera del supermercato, impiegata alle Poste, in banca, nella P.A., in una ditta di pulizie o un’altra delle tante occupazioni che non si fermano per la pandemia … la figlia con chi trascorre le giornate? Col nuovo compagno (ammesso ci sia un compagno e che possa restare a casa), con la tata fissa, con diverse baby sitter ad ore, con la vicina di pianerottolo che ha una figlia coetanea, magari con i nonni materni che abitano al piano di sopra o con la badante della nonna non autosufficiente che vive in casa con loro … può stare con chiunque, basta che non stia col padre.
Tanto si tratta solo di qualche giorno.

Non viene accettata l’idea che possa esserci una promiscuità, e quindi un rischio di contaminazione, estremamente maggiore nell’ambiente materno della quotidianità rispetto a quello paterno del weekend. Solo se stanno con i padri i figli si ammalano, quindi bisogna proteggerli. Il padre è menefreghista per antonomasia, irrispettoso delle regole per sé e per la figlia. Oppure è un incapace cronico, sempre e comunque. Quindi è meglio che faccia ‘sto benedetto passo indietro. E la smetta di lamentarsi, tanto si tratta solo di qualche giorno.